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Dopo l’abbattimento da parte da parte dell’aviazione turca di un cacciabombardiere S24 Sukhoi, la situazione in Siria è notevolmente peggiorata, nell’ambito di un contesto internazionale già molto teso e pericoloso. La stampa russa, soprattutto quella filogovernativa, ha preso una posizione molto recisa nei confronti dei recenti avvenimenti che hanno viste protagoniste Russia e Turchia e analizza quindi le conseguenze sulle relazioni tra i due Paesi ed in generale sugli sviluppi della situazione internazionale. In prima battuta si evidenzia il grave danno arrecato alle fondamentali relazioni tra Turchia e Russia1 che hanno fatto precipitare considerevolmente l’interscambio economico tra i due Paesi a livelli molto bassi rispetto al passato2. Ad esserne colpito è in particolare il comune progetto energetico rappresentato dal gasdotto “Turkish Stream” che avrebbe dovuto portare il gas dalla Russia fino all’Unione Europea, evitando però il transito attraverso il territorio dell’Unione a causa della presenza del “Terzo Pacchetto energetico” che non concede alla compagnia monopolistica russa “Gazprom” di essere fornitore e trasportatore di gas allo stesso tempo. Nel frattempo sono state annunciate dal Presidente Putin altre ritorsioni commerciali che riguardano il settore turistico e quello ortofrutticolo turco e le sue importanti esportazioni in Russia a causa della improvvisa non corrispondenza della produzione turca alle norme igienico-sanitarie russe, questa la spiegazione ufficiale dell’introduzione di tale divieto. A parere della stampa russa consultata, l’abbattimento dell’aereo russo sarebbe del tutto contrario alle norme del diritto internazionale in tempo di pace3 e la Russia avrebbe diritto a scuse ufficiali e quindi ad un indennizzo del danno da parte della Turchia. Inoltre, la stampa russa affronta la questione della potenziale chiusura degli Stretti Turchi da parte della Turchia come prevede la Convenzione di Montreux del 1936 soltanto nel caso quest’ultima entrasse in conflitto4 con la Russia e ne analizza quindi le modalità che portano ad escludere una tale possibilità5 a causa dei dettami della succitata Convenzione di Montreux. Gli Stretti Turchi (Bosforo e Dardanelli), rappresentano infatti un fattore estremamente importante per il traffico commerciale ed energetico russo, come anche per quello militare, così come anche il fatto che l’incidente che ha coinvolto l’aereo russo porterà come conseguenza la cessazione per un determinato periodo del sorvolo del territorio siriano da parte dell’aviazione turca6.
Inoltre la stampa russa, questa volta di tendenza liberale e non di impostazione filogovernativa, analizza le conseguenze del conflitto russo-turco dal punto di vista dell’Ucraina che di fatto se ne avvantaggia7 secondo il noto principio del “il nemico del mio nemico è mio amico”, tanto da fare apparire probabile un aumento nel prossimo futuro della collaborazione militare tra Ucraina e Turchia. Appare evidente che, essendo cresciuto il numero dei suoi avversari politici, la Russia sarà costretta a suddividere le sue forze ed il controllo del Mar Nero, finora essenzialmente un condominio russo-turco, si rivelerà essenziale per il controllo dell’area di un ipotetico scontro militare od almeno geopolitico, che include sanzioni e misure ritorsive da parte della Russia contro i suoi succitati avversari geopolitici e di questi ultimi contro la Russia, entrambi in una qualche misura appoggiati dalla NATO che appare il vero “convitato di pietra” in questo potenziale conflitto russo-turco ed ucraino-russo che si dimostra pieno di incognite come analizza la stessa stampa russa8 consultata. Ad esempio, viene citato il potenziale rappresentato dal Caucaso meridionale, in particolare Georgia, Armenia ed Azerbaijan, ma soprattutto quello russo del nord sul quale la Turchia potrebbe potenzialmente fare leva con infiltrazioni terroristiche, sfruttando una potenziale vulnerabilità di Mosca nella regione, in particolare per quanto riguarda la regione del Daghestan, a maggioranza sunnita e con infiltrazioni salafite9, per non parlare anche della numerosa comunità turca di Crimea di cui Ankara si proclama difensore.
Ma l’interrogativo di maggiore importanza che si pone la stampa russa consultata è per quale motivo il governo turco abbia deciso di abbattere il jet militare russo le cui conseguenze politico-diplomatiche appaiono immediatamente molto serie10. Il giornale enumera quindi una serie di motivi estemporanei come la distruzione da parte degli aviogetti russi del lucroso commercio di petrolio tra turchi, tra cui sembra vi sia anche lo stesso figlio di Erdogan, e lo Stato Islamico, o la necessità di stimolare il nazionalismo turco, ma questi ultimi motivi non sembrano assolutamente sufficienti a rischiare uno scontro con la Russia e comunque la perdita di importanti contratti energetici come ad esempio il succitato “Turkish Stream”11che attraversa il Mar Nero.
Le ragioni additate da “Expert” per motivare un tale gesto ostile nei confronti della Russia appaiono invece di tipo strategico e geopolitico, cioè il fatto che l’ intervento militare della Russia ha “scompigliato le carte in tavola”, cioè ha cambiato l’equilibrio militare sul campo causando quindi la definitiva sconfitta dei ribelli filo- turchi, tra i quali i turcomanni, e quindi provocato la ormai probabile vittoria di un regime pro Assad in Siria che avrebbe come conseguenza la nascita di uno Stato curdo ai confini della Turchia nel caso della federalizzazione dell’ex Stato siriano come propone la stessa Russia. Il giornale succitato segue però anche la pista interna, cioè che l’abbattimento del jet russo potrebbe essere ricondotto a macchinazioni ordite dal primo ministro Davotoglu, volte a mettere il premier russo in cattiva luce sia di fronte a Mosca che ai partner occidentali di Ankara. Una risposta univoca in tal senso non viene data, ma il giornale esprime perplessità all’idea che la Turchia abbia voluto intenzionalmente sabotare le relazioni con Mosca, viste le ottime relazioni economiche che esistevano tra i due Paesi fino all’abbattimento del jet russo da parte turca. Expert avanza quindi l’idea che si sia trattato di rivalità interna all’interno della cerchia governativa turca o della necessità di salvaguardare un interesse strategico superiore per la Turchia, come ad esempio impedire la formazione di uno Stato, o almeno di un’enclave nazionale curda, ai suoi confini che rappresenterebbe una fondamentale minaccia per l’integrità territoriale dello Stato turco.
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